Ma cosa ci vuole a scrivere un testo?

A scrivere s’impara da piccoli, quindi non può essere una cosa tanto difficile. Eppure a volte per scrivere un testo bene si fa davvero una gran fatica. Come mai? Perché scrivere vuol dire sì inventare, ma anche progettare, organizzare, rivedere e saper aspettare, perché la scrittura ha i suoi tempi. Ma scrivere vuol dire anche avere una buona dose di curiosità, proprio come da piccoli.
IN QUESTO ARTICOLO TI PARLO DI...

Ma cosa ci vuole a scrivere un testo… È una cosa che si impara da piccoli, non è mica difficile”. A volte è questa la convinzione di chi non scrive per mestiere o di chi non ha mai avuto la necessità di cimentarsi in questo compito. Invece, chi lavora con me, ad esempio per imparare a scrivere gli articoli del blog, mi dice spesso: “Mica facile questo lavoro: non avrei mai immaginato che scrivere potesse essere così faticoso”. Quale delle due convinzioni è quella giusta? Secondo me sono vere entrambe.

Scrivere di getto può essere facile. Invece, scrivere un testo bene e in maniera efficace può essere più complicato ma è una capacità che si può imparare e allenare. E facendolo con una certa costanza, diventa ogni volta più semplice. 

I punti cardinali della scrittura

Mi sembra una buona idea, quindi, riprendere l’esclamazione iniziale “Ma cosa ci vuole a scrivere…”, aggiungere un punto interrogativo e usarla come domanda per elencare alcuni suggerimenti di buona scrittura.

Prima di iniziare a scrivere anche una sola parola, ti consiglio però di farti alcune domande: che cosa devi scrivere? Un articolo, un tema, un post… A chi è destinato il tuo testo? Chi lo leggerà? A che cosa dovrà servire? Devi raccontare, vendere, convincere… In che modo devi scriverlo? Puoi dare sfogo alla tua creatività o devi attenerti ad alcune linee guida? 

Le risposte a queste domande sono come dei punti cardinali che ti serviranno per orientarti nella scrittura. Puoi anche riportarle su alcuni post-it: in questo modo le avrai sempre sotto gli occhi e terrai le risposte in mente. Una volta che avrai individuato i tuoi punti cardinali, puoi dare il via al processo di scrittura vero e proprio.

1. Raccogliere e organizzare le informazioni

Se sai già cosa scrivere, domandati se le informazioni che possiedi sono sufficienti o se devi raccoglierne altre. Quando pensi di averne abbastanza, rifletti su come organizzarle nel tuo testo. Devi progettare ciò che scriverai per trasformare la non sequenzialità del pensiero creativo nella sequenzialità del pensiero scritto. Puoi farlo, ad esempio, creando un elenco dei vari punti che pensi di sviluppare nel testo (la classica scaletta) oppure visualizzando i diversi concetti in una mappa mentale e organizzandoli in base alla loro priorità (il cosiddetto clustering). Questi non sono gli unici modi per organizzare i tuoi pensieri, e non c’è un modo migliore di un altro: devi provare e capire qual è quello con cui ti trovi meglio.

2. Fare la copia “di brutta”

È finalmente arrivato il momento di iniziare a scrivere. Ti ricordi quel che ti veniva detto a scuola prima di un tema? “Scrivi prima in brutta e poi fai la bella”. La brutta era la versione del tema in cui erano ammessi errori, cancellature, ripensamenti… Per quanto impolverato, questo consiglio è ancora valido. Scrivi una prima versione del tuo testo senza badare alla forma, così da non interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Lascia che la scrittura fluisca liberamente, scrivi senza interruzioni e non preoccuparti dell’aspetto esteriore del tuo testo. Quando pensi di aver concluso, abbandona questo testo per un po’, prendi le distanze da quel che hai scritto, non ci pensare più. I testi hanno bisogno di riposare per un po’ di tempo, proprio come il pane per lievitare o i vini per fermentare.

3. Rivedere il testo con “forbici e lima”

Quando pensi di aver atteso abbastanza, riprendi in mano quel che hai scritto portando con te forbici e lima (ovviamente solo immaginari): è il momento della revisione del testo. Per prima cosa, con le “forbici” taglia le parti non indispensabili, quelle che allungano senza arricchire, sviano, annoiano, confondono chi legge. Poi usa la “lima” per migliorare il testo: semplifica le frasi troppo lunghe, sciogli i periodi involuti, sostituisci le parole difficili con altre più comprensibili. Secondo il nuovo vocabolario di base della lingua italiana di Tullio De Mauro, che è stato uno dei più importanti linguisti del nostro Paese, sono solo circa 2000 le parole fondamentali che la maggior parte delle persone comprende senza alcuna difficoltà.

Le tre fasi della scrittura di un testo

Avrai capito, quindi, che per scrivere un testo devi compiere delle attività mentali diverse: prima devi generare e organizzare le idee, poi trascriverle e, infine, controllare se quel che hai prodotto ha un filo logico o no.

Queste non sono altro che le tre diversi fasi del processo di scrittura formulato nel 1980 da Linda Flower e John R. Hayes, due studiosi di scienze cognitive: 

  • Pre-writing o progettazione
  • Writing o redazione
  • Re-writing o revisione


Non è detto che queste tre fasi si svolgano in maniera lineare e in successione
: ti può capitare, infatti, di tornare su una frase anche prima di aver terminato la stesura completa del testo, come ti può succedere di avere una nuova idea anche quando stai già scrivendo. Nessuna paura: torna indietro, riparti e rimetti mano al tuo testo.

Scrivere un testo è davvero una cosa da bambini

Ma, allora, che cosa ci vuole per scrivere un testo? Secondo me, quel che serve davvero è la curiosità di raccogliere informazioni, esplorare “mondi” sconosciuti, arricchirsi provando e riprovando, stesura dopo stesura. E chi se non i bambini sono maestri di curiosità? Allora sì, in questo senso la scrittura è davvero una cosa da piccoli. Non ha tutti i torti, insomma, chi la pensa così.

SE TI FA PIACERE, ECCO ALTRI ARTICOLI DA LEGGERE

La gestualità italiana è un linguaggio?

La lingua italiana non è fatta soltanto di parole ma anche di gesti. L’ha capito già sessant’anni fa Bruno Munari, raccogliendoli in un curioso supplemento al dizionario italiano. E oggi i gesti degli italiani sono protagonisti di studi, articoli, video e tutorial. Una caratteristica tricolore che tanto entusiasma quanto mette in difficoltà i non italiani. Ma anche noi faremmo bene a stare attenti: ad esempio evitando di fare il simbolo dell’OK a un russo se non vogliamo che ci risponda “Ti spiezzo in due”.

LEGGI TUTTO »

Il fonosimbolismo, il significativo suono delle parole

“Non si tratta solo di parole, è musica”. Lo scrittore Gary Provost parlava così della scrittura. E non aveva torto: le parole hanno un suono e il loro suono è carico di significato. Il fonosimbolismo si occupa proprio di questo e nel processo di brand naming è una caratteristica importante per trovare il nome giusto. Come insegna il gusto di un gelato.

LEGGI TUTTO »
Pagina di libro con frasi cancellate e la scritta "Le emoji ci aiutano a scrivere? Non solo".

Il piccolo grande significato delle emoji

Piccole, divertenti, colorate e indispensabili. Nella comunicazione digitale, le emoji non danno soltanto “colore” ai nostri messaggi, ma ci aiutano a esprimere i nostri sentimenti, a chiarire il tono di quel che scriviamo e a rappresentare la nostra identità, favorendo l’inclusività e il progresso di questioni culturali e sociali. A patto di usarle tenendo conto delle giuste coordinate geografiche.

LEGGI TUTTO »

Se ti interessano questi argomenti, iscriviti a Tra le righe, la mia newsletter