Se vuoi vedere come le parole creano mondi, vai in Emilia

“Abracadabra” è la formula magica che il prestigiatore recita prima del suo incantesimo. Ci sono volte in cui, però, non servono formule magiche per assistere a un prodigio. Basta fare un salto in un piccolo paese della pianura emiliana, leggere l’insegna di un edificio azzurro e scoprire come due semplici lettere hanno il potere magico di farci entrare in un mondo di sogni.
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Le parole creano mondi”. Quante volte hai letto, sentito, pronunciato questa frase? 

Penso di aver fatto un pensiero simile frequentando il corso di linguistica all’Università. Durante una lezione avevo scoperto la funzione produttiva del linguaggio, cioè la sua capacità di creare messaggi nuovi riferiti a cose inesistenti o non ancora esistenti. 

A parecchi anni di distanza dalle mie lezioni universitarie, quest’estate, ai piedi di un edificio azzurro, ho avuto la conferma del potere generativo delle parole

Il potere di due semplici lettere

Ero a Tresigallo, un paese di poco più di 4mila abitanti, in provincia di Ferrara. Volevo visitare questa “città metafisica, sospesa tra sogno e realtà” di cui avevo sentito parlare. Tresigallo è uno dei più completi esempi di architettura razionalista, progettata a tavolino negli anni Trenta con l’intento di dar vita a una città nuova e ideale, una città corporativa eretta secondo principi di democrazia architettonica. 

Oltre alle strade, i primi stabilimenti industriali e le case, il progetto urbanistico di questa città che sembra uscita da un quadro di de Chirico, prevedeva anche la costruzione di edifici per la collettività: l’ospedale, il teatro, la sala da ballo, l’asilo, la scuola di ricamo per le ragazze e la Casa della Gioventù italiana del Littorio per i ragazzi con accanto l’edificio azzurro dei bagni pubblici.

Ed è proprio davanti a questa costruzione in tinta pastello, sormontata da un’insegna nello stile dell’epoca, che ho capito come due semplici lettere avevano trasformato un paese immerso nella pianura emiliana in un mondo dei sogni.

Le parole creano quel che ancora non c’è

È bastato, infatti, sostituire la B e la A della scritta “bagni” per farla diventare “sogni” e aprire la porta a nuovi mondi. Che cosa succede varcando la soglia di questo edificio? È un posto in cui i sogni diventano realtà? È un luogo in cui si conservano i sogni, come una specie di museo? È un negozio per chi ha un disperato bisogno di staccarsi dalla realtà e sognare? 

Quante storie si potrebbero inventare su questo edificio semplice e dalle linee pulite sormontato dalla scritta “SOGNI”. Per non parlare degli effetti concreti di questo, in apparenza minuscolo, cambiamento: da cittadina anonima come tante, oggi Tresigallo è protagonista di shooting fotografici e servizi televisivi e attira designer, architetti, curiosi… Tutti pronti a immortalare l’edificio azzurro dei sogni.

L’origine della parola Abracadabra

A Tresigallo, insomma, è come se una parola avesse compiuto un incantesimo. Che è quello che succede quando, durante uno spettacolo di magia, il prestigiatore sul palco recita la più classica delle formule magiche: “Abracadabra”. 

In realtà questa parola, che con ingenuità abbiamo pronunciato molte volte da piccoli, forse deriva dall’aramaico Avrah KaDabra che significa “io creo come parlo” o “io creo ciò che dico”. Ancora una volta, quindi, le parole sono “atti magici” che creano mondi fino a quel momento inesistenti.

Come fare cose con le parole

A parlare per la prima volta di questa capacità di creare la realtà che hanno le parole è stato nel 1955 il filosofo del linguaggio John Austin, le cui lezioni ad Harvard sono state raccolte nel libro ‘Come fare cose con le parole’. Secondo Austin, infatti, non c’è distinzione tra il dire e il fare: quando pronunciamo delle frasi, le nostre parole non solo dicono qualcosa ma, al tempo stesso, agiscono, compiono delle azioni. Sono quelli che lui definisce atti linguistici performativi, dall’inglese to perform che vuol dire “eseguire”.

L’edificio azzurro di Tresigallo che ospitava i bagni pubblici e che ora è la porta di accesso al mondo dei sogni.

Parole dense di immagini

Ma il mio soggiorno estivo mi ha regalato un’altra possibilità di riflettere sul potere generativo e creativo delle parole, senza scomodare la filosofia del linguaggio. Questa volta è successo a Santarcangelo di Romagna, luogo natale del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra.

Le stradine di questo borgo medievale sulle colline riminesi sono abbellite dalle sue poesie e un piccolo museo raccoglie i suoi quadri e le sue sculture. Ed è stato proprio qui che mi sono imbattuta in una sua frase: “Io sono tanto affezionato alla parola, perché io sono un poeta. Le immagini che sono dentro la parola sono infinite”.

Il dono della parola

Creano mondi, compiono azioni, contengono immagini… Quanti poteri hanno le nostre parole. A dispetto di chi pensa che “contino i fatti e non le parole”, che “un’immagine valga più di mille parole”. Tra i tanti modi di dire c’è, però, anche “il dono della parola”. Che forse andrebbe letto come il “regalo” che ogni parola ci dona grazie ai suoi poteri.

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