Il fonosimbolismo, il significativo suono delle parole

“Non si tratta solo di parole, è musica”. Lo scrittore Gary Provost parlava così della scrittura. E non aveva torto: le parole hanno un suono e il loro suono è carico di significato. Il fonosimbolismo si occupa proprio di questo e nel processo di brand naming è una caratteristica importante per trovare il nome giusto. Come insegna il gusto di un gelato.
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Volete mangiare un gelato ma badate alla vostra linea. La scelta è tra il gelato Frish e il gelato Frosh: quale scegliete? Probabilmente il gelato Frish, perché il nome vi comunica più leggerezza, mentre il gelato Frosh vi sembra più cremoso e ricco di calorie. E se vi dicessi che il gelato in realtà è lo stesso ma cambia soltanto il nome? 

Nel 2004, due ricercatori hanno compiuto proprio questo esperimento per dimostrare come i suoni delle parole contribuiscono a trasmetterne il significato

Il fonosimbolismo (detto anche simbolismo fonetico o sonoro) è la disciplina che studia la capacità dei suoni di una lingua di interagire, attraverso le loro caratteristiche acustiche e articolatorie, con il significato delle parole di quella lingua.

Fonemi e grafemi

I suoni di una lingua si chiamano fonemi. Per dirla in maniera molto semplice, i fonemi sono i suoni di ogni lettera o di concatenazioni di lettere di una lingua. Nell’alfabeto italiano vi sono 21 lettere (o grafemi) e 30 fonemi: 7 vocali (a, e aperta e chiusa, i, o aperta e chiusa, u), 21 consonanti e 2 semiconsonanti (j, w). I fonemi si combinano tra loro e formano le sillabe e le sillabe formano le parole. Ma i fonemi, per il modo in cui vengono articolati e per il loro suono, contribuiscono anche a trasmettere il significato delle parole.

Davanti a queste immagini, circa il 95% delle persone attribuisce il nome “kiki” alla figura frastagliata e il nome “bouba” a quella più rotondeggiante.

L'effetto kiki e bouba e il fonosimbolismo

L’effetto bouba/kiki

Nel 1929 lo psicologo tedesco Wolfgang Köhler fece vedere due diverse forme (quelle della foto in basso) a un gruppo di persone parlanti lingua spagnola e chiese di associare a ciascuna forma un nome: il 95% di loro attribuì il nome “takete” a quella spigolosa e il nome “maluma” a quella tondeggiante.
Nel 2001, i due neuroscienziati Vilayanur S. Ramachandran ed Edward Hubbard svolsero lo stesso esperimento di Köhler con persone americane e indiane parlanti lingua tamil usando le parole “kiki” e “bouba”. Anche in questo caso, alla domanda “Chi è bouba e chi è kiki?” circa il 98% dei partecipanti attribuì il nome “kiki” alla figura più frastagliata e “bouba” a quella arrotondata. È il cosiddetto effetto bouba-kiki, che si verifica anche in condizioni meno protette di quelle di un esperimento scientifico.
Questi esperimenti dimostrano che denominare le cose non è arbitrario come sosteneva Ferdinand de Saussure, uno dei padri della linguistica moderna. Nella scelta di un nome da dare o abbinare a un oggetto, tendiamo a scegliere parole che anche nel suono ci ricordano la forma e il significato dell’oggetto stesso.

Il fonosimbolismo nella lingua italiana

Uno dei libri che approfondisce meglio il tema del fonosimbolismo nella lingua italiana è ‘Le parole dell’incanto’ di Fernando Dogana. Studioso di psicolinguistica, nel suo testo Dogana passa in rassegna tutte le valenze espressive delle lettere dell’alfabeto italiano e la relazione tra il loro suono e i campi semantici delle parole che le contengono.

I suoni e i significati delle vocali

LA VOCALE A

  • sonorità intense: cantare, abbaiare, a squarciagola
  • respirazione: alitare, ansimare, affanno
  • grandezza: ampia, larga, spalancata
  • importanza: maestà, fama, magno
  • rilassatezza: calma, pausa, adagio

LE VOCALI E/I

Si ritrovano in parole che si riferiscono a:

  • piccolezza: piccino, minimo, smilzo
  • suoni acuti: strillo, grido, inveire
  • irrilevanza: quisquilie, inezie, risibile
  • punte e spigoli: spillo, vertice, istrice
  • luminosità: luccichio, lucente, iridescente
  • velocità: brio, frenesia, celere

LA VOCALE O

Si ritrova in parole che si riferiscono a:

  • sonorità intense e rimbombanti: botto, scoppio, tonfo
  • grandezza: colosso, mole, grosso
  • autorevolezza: sfoggio, onore, tronfio
  • rotondità: oblò, bozzo, pomodoro
  • torpore: sonno, ozio, noioso

LA VOCALE U

Si ritrova in parole che si riferiscono a:

  • suoni cupi e sordi: mugugno, ululo, mugghio
  • oscurità: buio, cupo, lugubre
  • paura: incubo, cruccio, lutto
  • ottusità mentale: stupido, ottuso, insulso
  • sporcizia e ripugnanza: puzza, sudicio, pustola

I suoni e i significati delle consonanti

LE CONSONANTI OCCLUSIVE P/B - T/D - C/G

Si ritrovano in parole che si riferiscono a:

  • rumori di percussione e rottura: botto, tuono, scoppio
  • azioni decise: battere, percuotere, torcere
  • aggressività: brutale, contrasto, accoppare
  • insulti: babbeo, cretino, stupido
  • durezza: granito, cranio, piccone
  • autorità: papa, despota, podestà

LE CONSONANTI FRICATIVE E AFFRICATE F/V - S/Z - SC

Si ritrovano in parole che si riferiscono a:

  • sonorità sottili: fischio, stridulo, cicoglio
  • leggerezza: velo, fiocco, soffice
  • fatuità: vano, evanescente, favola
  • disprezzo: beffa, infamare, infame
  • velocità e levigatezza: scivolare, svelto, liscio
  • energia: vigore, foga, furia
  • gioia: sorriso, sollazzo, scherzo

LE CONSONANTI NASALI M/N

Si ritrovano in parole che si riferiscono a:

  • sonorità sottili: fischio, stridulo, cicoglio
  • leggerezza: velo, fiocco, soffice
  • fatuità: vano, evanescente, favola
  • disprezzo: beffa, infamare, infame
  • velocità e levigatezza: scivolare, svelto, liscio
  • energia: vigore, foga, furia
  • gioia: sorriso, sollazzo, scherzo

LE CONSONANTI LATERALI L/GL

Si ritrovano in parole che si riferiscono a:

  • acqua e aria: palude, fluido, diluvio
  • liscezza e mollezza: levigato, fluente, malleabile
  • elevazione fisica e emotiva: libellula, galleggiare, allegria
  • luce: stella, illuminare, rifulgente
  • dolcezza: caramella, latte, delizia
  • buon carattere: lieto, felice, gentile

LA CONSONANTE VIBRANTE R

Si ritrova in parole che si riferiscono a:

  • vibrazioni e attriti: tremulo, frinire, sbriciolare
  • durezza e ruvidità: rigido, ruggine, scontroso
  • rabbia e paura: fremito, brivido, tremore

Fonosimbolismo e brand naming

L’importanza dei suoni delle parole è evidente nella poesia, nella letteratura e nella musica ma il fonosimbolismo è anche alla base del brand naming. Ricorrere a certi fonemi può essere utile per veicolare gli attributi del prodotto o servizio nel nome che si deve ideare.
È sempre nel libro di Dogana che si trovano diversi celebri esempi.

  • Coccolino: nel nome dell’ammorbidente per capi delicati, la ripetizione delle sillabe e il vezzeggiativo comunicano l’immagine dolce e non aggressiva del prodotto. Inoltre, la parola coccola nel suo significato ma anche nel suono, grazie alla ripetizione delle o e delle c, esprime rotondità e morbidezza (e non a caso il “testimonial” del prodotto è un tenero orsetto bianco).
  • Volvo: il nome del marchio automobilistico si rifà al verbo latino volvere, che vuol dire girare, perché così sono stati chiamati dei cuscinetti a sfera, primo prodotto realizzato dall’azienda svedese. Nel nome, la ripetizione della consonante v e della o, anche nel suono, trasmette il senso di un movimento continuo.
  • Spic & Span: il nome del detersivo deriva dall’adattamento americano dell’espressione olandese spiksplinter nieuw, con cui nel XVI si indicavano le imbarcazioni nuove di zecca e, quindi, perfettamente pulite. Nel nome l’alternanza delle due vocali evoca il dinamismo e l’efficienza del prodotto (ad esempio come in “zig-zag”).

Quando il simbolismo sonoro è già nel nome

E che dire, infine, dell’acqua tonica Schweppes? In realtà deriva dal nome del suo inventore, l’imprenditore tedesco Johann Jacob Schweppe, quindi è un naming patronimico come Barilla o Versace. Ma come non sentire in questo nome – anche all’aggiunta della s finale – il suono delle bollicine quando si apre la lattina o si stappa la bottiglietta?
Che cosa insegna quindi il simbolismo sonoro delle parole? Che nel dare un nome alle cose, cioè nel processo di naming ci vuole studio, analisi e creatività ma anche un po’ di orecchio.

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